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Covid: limiti per i test della saliva, meglio il tampone

Infettivologia Redazione DottNet | 25/09/2020 16:22

Confronto dello Spallanzani. Crisanti, maggiore protezione usandoli bene

I test antigenici e molecolari su campioni di saliva, "al momento difficilmente si prestano allo screening rapido di numerose persone in quanto richiedono un laboratorio attrezzato", mentre il test molecolare, conosciuto come tampone, rimane a tutt'oggi il "gold standard" per la diagnosi del Covid e quindi resta il migliore. Lo spiega l'Istituto Spallanzani sul suo sito confrontando i vari metodi in vista delle nuove validazioni, attese per introdurre nuove armi diagnostiche da utilizzare nel prossimo autunno e inverno.   Nessuna decisione al momento quindi, ma un'analisi comparata per capire cosa c'è e cosa funziona al meglio.

L'analisi, pubblicata sul sito dell'Istituto, arriva in attesa anche del "Piano tamponi" per rafforzare la capacità diagnostica del Paese. "Allo Spallanzani sono in valutazione test antigenici adeguati allo screening sulla saliva. Si tratta di test di laboratorio accurati, più semplici e veloci dei test molecolari, che vengono eseguiti in laboratorio, e non già dei test cosiddetti test 'rapidi', anche noti come test 'a saponetta', che sono più adatti per altre applicazioni", ha spiegato la direzione del laboratorio di virologia dello Spallanzani.   Attualmente oltre al classico tampone e a questi test salivari, esistono i test antigenici rapidi su tampone naso-faringeo che possono essere utili in determinati contesti, come il tracciamento dei contatti di casi positivi o lo screening rapido di numerose persone. Ci sono poi i test sierologici che però non possono essere utilizzati per la diagnosi di infezione in atto: occorre utilizzare i metodi diagnostici che rilevano la presenza diretta del genoma del virus o delle sue proteine (cioè gli antigeni). Sono quindi in tutto quattro le grandi categorie di test.   Ma è proprio sui test della saliva che si è concentrata l'attenzione e le aspettative. Le regioni le spiega lo Spallanzani nella sua scheda: il prelievo di saliva è più semplice e meno invasivo rispetto al tampone naso-faringeo o al prelievo di sangue, quindi questa tipologia di test è stata vista come utile per lo screening di grandi numeri di persone.   Ma qualche limite di questa tecnica esiste. Il test salivare molecolare testato presso il laboratorio di virologia dello Spallanzani utilizza uno dei sistemi correntemente utilizzati per i tamponi naso-faringei, che ha appena conseguito il marchio CE per l'utilizzo anche con la saliva.

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Questa apparecchiatura tuttavia non è capace di processare molti campioni per volta: solo 8, con tempi di analisi di circa un'ora. In genere la saliva poi non si presta bene all'utilizzo con le apparecchiature di laboratorio altamente automatizzate che si usano per processare elevati volumi di campioni molecolari, perché essa ha densità variabile e creerebbe problemi ai sistemi di pescaggio ad alta automazione. Per quanto riguarda i test salivari antigenici, il laboratorio dello Spallanzani ha testato due soluzioni. La prima ha mostrato livelli di sensibilità simili a quelli dei tamponi antigenici rapidi, ma il test deve essere effettuato in laboratorio e non è utilizzabile in contesti di screening rapido (es. aeroporti) . La seconda soluzione invece è a lettura visiva (la "saponetta"), non richiede strumentazione di laboratorio, può essere quindi utilizzata fuori dai laboratori e dà i risultati in pochi minuti, ma applicato alla saliva (contesto diverso da quello per cui è certificato, cioè tampone), ai primi test effettuati sembrerebbe risultare meno performante rispetto al test molecolare standard. Si continua intanto a lavorare anche per mettere a punto il "Piano tamponi", un progetto che inizialmente aveva un obiettivo dichiarato di far salire gli attuali circa 100 mila tamponi al giorni fino a quota 500 mila.   "E se l'Italia sta andando meglio di altri Paesi è anche nel mondo con cui sta facendo i tamponi: un network testing, quello che abbiamo sempre proposto e che parte dall'esperienza di Vo'", ha commentando Andrea Crisanti (nella foto), professore di Microbiologia all'Università di Padova

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